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Non solo mascherine

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HOCKEY / Jean-Jacques Aeschlimann, COO del Lugano, illustra le sfide per implementare i piani di protezione in pista «Quello di sabato è stato un test indicativo: il problema maggiore riguarda i flussi attorno all’arena e alle entrate» Il tempo stringe: «Auspico che la decisione delle autorità sul numero di spettatori ammessi arrivi il prima possibile»

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Photo credit: @heshootshescoores

di Fernando Lavezzo

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Il primo test sul ghiaccio della Cornèr Arena è andato molto bene. «Un bell’antipasto», per dirla con le parole di Serge Pelletier. Contro l’Olten è finita 8-1, con tre nuovi giocatori andati a bersaglio: Marti (doppietta), Wolf e Boedker. Sempre sabato c’è poi stato un altro test significativo. Non più sul ghiaccio, ma intorno, tra tribune, corridoi, ingressi e punti di ristoro. Una prova assai indicativa per il team di professionisti e volontari guidato da Jean-Jacques Aeschlimann, Chief Operating Officer dell’HCL. Come ogni società, anche quella bianconera dovrà mettere a punto un piano di protezione da qui all’inizio del campionato, posticipato dal 18 settembre al 1. ottobre, quando cadrà il limite dei mille spettatori. Quante persone saranno effettivamente ammesse dalle autorità cantonali non è ancora noto, ma i club dovranno farsi trovare pronti.

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Un pubblico disciplinato

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«Ogni tappa è importante per trarre degli insegnamenti e apportare eventuali modifiche», ci spiega Aeschlimann. «Una prima prova l’avevamo già effettuata il 3 agosto in occasione del primo allenamento sul ghiaccio. L’altro ieri, però, c’era più gente: circa 900 tifosi, contro i 300 dell’altra volta. Passo dopo passo, arriveremo alla soluzione migliore. Per fortuna ci sono queste amichevoli...». Peccato allora che sia saltata quella in programma sabato prossimo con il Davos. 

Ma torniamo all’esperienza vissuta due giorni fa: «La prima cosa da sottolineare - ci dice il COO bianconero - è la disciplina dimostrata dai tifosi presenti. Avevo un po’ di timore, ma è andata molto bene: sono stati tutti pazienti e comprensivi. Il vero concetto di sicurezza parte proprio da lì, dal comportamento di ognuno. In termini organizzativi, una cosa ci appare già chiara: il problema principale non è dato dalla gente seduta con la mascherina, ma dai flussi attorno all’arena e alle entrate». 

 

Evitare le colonne

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Per la riservazione dei posti, sabato l’HCL ha sfruttato la piattaforma Prenota della città di Lugano: «Con questo sistema rodato abbiamo potuto gestire al meglio il contingente massimo di 900 tifosi, suddivisi in tre distinti settori per questioni di tracciabilità», precisa J.J. Aeschlimann.

Proprio questa suddivisione in «blocchi» da 300 tifosi rappresenta una delle sfide maggiori: «La cosa più difficile - afferma «J.J.» - è far funzionare i flussi con ingressi separati. Vanno evitati gli assembramenti e le lunghe code. Sabato siamo intervenuti in un paio di punti critici per accelerare l’entrata della gente. Strada facendo ci saranno continui accorgimenti. Con 3-4.000 persone in pista, servirà sicuramente più personale in grado di gestire questi flussi, di far rispettare le distanze e far camminare le persone. Il pubblico, poi, dovrà cambiare alcune abitudini consolidate».

Probabilmente si dovrà raggiungere la pista con un certo anticipo: «È ipotizzabile un sistema scaglionato, come negli aeroporti. Prima entra un determinato gruppo, poi un altro. Potrebbe essere una strategia per evitare le colonne». 

 

Prima la salute

 

L’altro ieri tutti i presenti hanno dovuto consegnare un’autocertificazione sullo stato di salute. Un’operazione che ha caricato di ulteriore lavoro il personale agli ingressi, ma che era legata all’utilizzo del sistema Prenota: «Questa piattaforma, infatti, consente a un singolo utente di iscrivere fino a quattro persone», spiega il dirigente bianconero. «L’autocertificazione cartacea era dunque necessaria per verificare l’identità di tutte le persone presenti in un determinato settore della pista. Per il futuro, mi auguro che basti presentare il proprio abbonamento stagionale o il proprio biglietto nominativo per autocertificare lo stato di salute».

 

Birra e pizzetta

 

Vi è poi il complesso capitolo dedicato alla ristorazione: «Anche qui servirà molta disciplina: dopo aver preso cibo e bevande alla buvette, il tifoso dovrà andare a consumarli al proprio posto. Nel ristorante Club 41, invece, valgono le regole in vigore per tutto il settore gastro. Dobbiamo ancora capire come gestirne l’accesso. Sabato il locale è stato tagliato fuori dai nuovi flussi, poiché la gente ha preferito restare all’interno del suo settore». 

 

Diffide fino a due anni

 

I club si sono chinati anche sul mancato rispetto delle regole da parte dei tifosi: «Le partite sono degli eventi privati, dunque abbiamo la possibilità di intervenire contro chi sgarra. In quanto padroni di casa, possiamo emettere delle diffide fino a due anni a chi si rifiuta di portare la mascherina creando problemi. Le sanzioni sono più severe per chi, ad esempio, tossisce apposta contro qualcuno oppure sputa per terra».

 

C’è tanto da fare

 

In conclusione, Jean-Jacques Aeschlimann auspica che le direttive delle autorità sul numero di spettatori e le relative regole arrivino il prima possibile: «Nei prossimi giorni discuteremo con il Cantone, ma il tempo stringe: dobbiamo organizzare i flussi e intervenire sulle strutture, magari con dei seggiolini provvisori nelle curve. C’è ancora tanto da fare».

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