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  • JJ Aeschlimann

Una decisione che dimostra che noi svizzeri non abbiamo (ancora?) il DNA dello sport professionale.


Mi permetto di condividere il testo seguente scritto da Thomas Roost, specialista in risorse umane e talent scout della NHL per l’Europa, in quanto avrei potuto scriverlo io. In buona sostanza il contributo a fondo perso per lo sport è un importante riconoscimento del valore a livello formativo e della promozione della salute del movimento sportivo e del suo motore che sono le società professionistiche, ma non ancora del mestiere “atleta professionistico”. Buona lettura.




Le società sportive professionistiche e semiprofessionistiche in Svizzera sono sostenute dallo Stato; questa è una ottima notizia. L'altra buona notizia è che il denaro fluirà solo se non verranno tagliati i budget dei rispettivi movimenti giovanili e femminili.

Si tratta di un momento storico per la Svizzera e dobbiamo ringraziare il Consiglio Federale per questa importante, corretta e logica decisione. Decisione giusta e logica perché le società sportive sono state costrette a giocare a porte chiuse senza alcuna colpa da parte loro: la perdita di entrate non è dovuta a una cattiva gestione, ma alle necessarie decisioni di politica sanitaria da parte delle autorità. Questa decisione è importante perché sostiene i club e quindi un movimento intero, in modo considerevole, per sopravvivere a breve termine.

Nonostante tutti questi aspetti positivi di cui sono felice, il mio stato d'animo positivo di base è fortemente offuscato dalle condizioni poste. Di cui quella bizzarra che permette il flusso del denaro solo se gli stipendi di coloro che guadagnano più di 148'000 franchi all'anno vengono ridotti almeno del 20%.


A prima vista, si tratta di una decisione innocua e relativamente insignificante, perché se qualcuno guadagna 200'000 franchi all'anno, dopo l'attuazione di questa decisione riceverà comunque 180'000 franchi. Finora tutto bene. Il piccolo problema sta nell'attuazione di questa decisione, perché è molto discutibile dal punto di vista del diritto del lavoro. Tutti noi, dipendenti e datori di lavoro, contiamo sul fatto che le leggi sul lavoro, che i contratti stipulati, siano rispettati da entrambe le parti e che questi non diventino carta straccia come nel caso degli alti guadagni nello sport professionistico. Come accennato, questo è un piccolo problema ed i piccoli problemi possono essere risolti con avvocati intraprendenti e tolleranza da entrambe le parti in determinate circostanze.

Il grande problema di questa decisione è però il segnale di apprezzamento per il nostro sport professionistico. Il nostro governo e probabilmente gran parte della nostra popolazione - ho cercato di valutare l'opinione della maggioranza della popolazione svizzera a questo proposito leggendo i vari commenti nei social media - è dell'opinione che gli atleti di punta con uno stipendio superiore ai 148'000 franchi guadagnino troppo, tipico riflesso di una cultura dell'invidia da un lato e dall'altro lato - peggio ancora - della disparità di trattamento, del disprezzo per la professione dello sport di competizione, una messa in evidenza del valore che riveste lo sport professionistico nella nostra società.

Guardiamo indietro: negli anni novanta e di nuovo nel 2008 le banche sono sopravvissute grazie a un importante intervento del governo federale. Banche svizzere con circa 120'000 posti di lavoro in tutto il mondo, di cui circa 40'000 in Svizzera. A titolo di confronto, lo sport svizzero genera circa 100'000 posti di lavoro in Svizzera. Le banche sono state giustamente salvate e oggi anche le società sportive professionistiche sono giustamente salvate. La differenza: le banche non hanno dovuto ridurre del 20% gli stipendi delle loro migliaia di collaboratori con stipendi superiori a 148'000 franchi. Noi, la Confederazione e l'opinione pubblica in generale siamo quindi dell'opinione che un dirigente di banca moderatamente solido può certamente guadagnare più di 148.000 franchi, ma un grande sportivo professionista non lo può fare.


Tutto questo dice qualcosa sul fatto che in Svizzera la professione di atleta professionista non è ancora adeguatamente riconosciuta nella società. Un banchiere di terzo livello percepisce uno stipendio più alto di un atleta professionista, per non parlare dei massimi livelli della gestione bancaria. Non si tratta qui di bastonare le banche, anzi, perché ad essere onesti si può dire che il salvataggio della banca nel 2008 non è costato nulla ai contribuenti, ma la situazione è stata diversa con la crisi immobiliare del 1990, che è stata costosa.


Sono però curioso di sapere se gli importanti e giusti aiuti finanziari per gli altri settori interessati sono stati e sono anche essi legati alla condizione di ridurre del 20% gli stipendi dei dipendenti che guadagnano oltre 148'000 franchi.


Inoltre, non siamo disposti ad accettare lo stipendio controllato dal mercato degli atleti professionistici, ma siamo poi primi a tifare per loro alle Olimpiadi e ai Mondiali e a rallegrarci per i loro successi.


Conoscete la sensazione ingenua, infantile, sublime (nemmeno io ne sono del tutto immune) "noi svizzeri - e io mi considero tra loro - abbiamo vinto un'altra medaglia d'oro olimpica"? Invece di "Dominique Gisin vince l'oro olimpico" o "noi piccoli svizzeri - e mi considero uno di loro - abbiamo sconfitto gli USA ai campionati mondiali di hockey su ghiaccio" invece di: "La nostra squadra nazionale di hockey su ghiaccio riesce a sorprendere e a sconfiggere gli USA" e poi contestiamo a questi atleti uno stipendio facilmente raggiungibile per manager di imprese commerciali molto meno appariscenti.


Semplicemente non capisco il nostro DNA sportivo e non lo capirò mai.

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